DYOR: Guida Pratica Per Valutare Una Criptovaluta
DYOR è l'acronimo di Do Your Own Research, tradotto in italiano: fai le tue ricerche.
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Quante volte sentiamo pronunciare la parola DYOR? Talmente tante che a volte la ignoriamo, dimenticandoci della sua importanza. Difatti, che tu sia un OG del mercato o un nuovo arrivato, la regola del DYOR vale in entrambi i casi.
DYOR è l'acronimo di Do Your Own Research, tradotto in italiano: fai le tue ricerche. Difatti, con un numero sempre crescente di token nel mercato delle criptovalute, prima di scegliere su quale cavallo puntare è fondamentale approfondire il progetto.
In questo articolo della nostra Guida Web3, forniremo una spiegazione semplice ma completa al processo di ricerca che ogni investitore deve affrontare prima di prendere una qualsiasi decisione.
DYOR Come Strumento per Eliminare l'Emotività
Un investitore privo di conoscenza e convinzioni rimane in balia del prezzo dell'asset e la qualità di un asset può essere giudicato solo dall'andamento del suo prezzo, è da qui che nasce la Fomo (Fear Of Missing Out). L'investitore che ha effettuato le proprie ricerche ha invece sviluppato una sua tesi di investimento e una sua convinzione, che insieme lo renderanno meno sensibile alla volatilità.
Da non ignorare il fenomeno dello "shilling", molto diffuso nei periodi di Bull market. Shillare (dall'inglese shill, imbonire) si riferisce all'atto di promuovere con eccessivo entusiasmo ed enfasi una criptovaluta esclusivamente per i propri guadagni.
Solo attraverso delle dovute ricerche possiamo valutare la validità della criptovaluta promossa, evitando nella maggior parte dei casi di regalare i nostri risparmi ai promotori.
DYOR (Do Your Own Research): Come Si Fa?
Quello delle criptovalute è il mercato più dinamico tra quelli che conosciamo, ogni giorno nascono e muoiono centinaia di progetti e grazie alla Finanza Decentralizzata (DeFi) non è necessario attendere che qualcuno approvi la loro quotazione sul mercato.
Non esistono infatti fonti di dati istituzionali, ma dobbiamo fidarci dei documenti e dalle informazioni condivisi dai vari team. La prima fonte di informazioni è quindi il sito internet del progetto, qui troveremo il Whitepaper ufficiali e talvolta, altri documenti utili. Da questi documenti saremo in grado di raccogliere ottime informazioni, tuttavia il Whitepaper ci dice qual è l'obiettivo del progetto e come lo raggiungerà ma non ci dice nulla sullo stato attuale delle cose. Per cui è fondamentale seguire gli updates attraverso i social network. X (ex Twitter) è il social di riferimento per il mondo delle criptovalute, seguito da Discord e Telegram. Da qui possiamo interfacciarci con la community, all'interno della quale potremmo trovare esperti e fonti autorevoli.
Spesso è proprio la community a sviluppare strumenti utilissimi per monitorare lo stato dell'arte, attraverso gli Explorer o altri strumenti. Dune.com o tokenterminal.com rappresentano dei portali in cui gli utenti possono costruire ed elaborare dati in riferimento a varie blockchain. Sarà fondamentale individuare il "moat", per citare Warren Buffet, cioè una qualità unica che differenzia quel protocollo dagli altri del settore (la rapidità per Solana, lo sharding per MultiversX etc.).
Dopo aver raccolto queste informazioni tecniche, cerchiamo di addentrarci maggiormente nella ricerca, allontanandoci dalle fonti prettamente concettuali messe a disposizione dal team.
Profittabilità, Merce Rara nelle Criptovalute
Un ulteriore aspetto da considerare è la profittabilità del protocollo. Se pensiamo ai mercati tradizionali, la profittabilità è l’elemento più ovvio e monitorato. Questa qualità invece è particolarmente rara ed in molti casi questa non si rispecchia nel token del protocollo, Uniswap ad esempio è un Exchange Decentralizzato molto profittevole, tuttavia il suo token UNI e gli investitori non ne traggono alcun beneficio, in quanto UNI ha solo funzione di governance. Ethereum invece riesce a rispecchiare la sua profittabilità nel suo token ETH attraverso una politica di burn. ETH infatti, di cui abbiamo gia parlato in maniera approfondita in questo articolo, attraverso una serie di meccanismi brucia molti più ETH di quanti ne vengono prodotti con l'inflazione e questo rende ETH sempre più scarso. Altri L1 invece non hanno raggiunto la profittabilità ed il loro token continua ad essere diluito attraverso l'inflazione.
Il settore in cui è più frequente riscontrare protocolli profittevoli è quello dei protocolli DeFi, ma come gia accennato, spesso il token è slegato dall'andamento del protocollo. Per cui è fondamentale anche comprendere se e come il token acquisisce valore man mano che il protocollo acquisisce popolarità ed utenti e quale sia la ragione per cui gli investitori possano decidere di acquistarlo. GMX ad esempio, un DEX di perpetual, è un protocollo molto profittevole in quanto numerosi traders pagano delle commissioni per effettuare le loro operazioni e queste vengono parzialmente distribuite agli stakers del token GMX, come una sorta di dividendo. Più GMX è profittevole, più alto sarà il rendimento del token. In molti altri casi invece, vedi UNI, il token è completamente slegato dal protocollo.
DYOR: la Tokenomics
Parliamo ora di tokenomics, termine coniato direttamente dal mercato delle criptovalute che unisce le parole token ed economics. Questo termine si riferisce a tutte le caratteristiche del token in questione, come l'inflazione o l'esistenza o meno di un tetto massimo di token. Altre caratteristiche da considerare sono la presenza di burns o buybacks programmati dal team del protocollo stesso. Ma andiamo per gradi.
Non esistono caratteristiche buone o cattive, ma è la loro combinazione a determinare la qualità del token, per cui cerchiamo di capire in fase di ricerca se e come la tokenomics influenza l'andamento del prezzo dell'asset, in base al modello di business del protocollo.
Ad esempio, l’assenza di un Cap, cioè un tetto massimo di token può essere valutato negativamente in prima analisi (Bitcoin ha un cap di 21 milioni di BTC ed è uno dei pilastri su cui si basano gli investitori), tuttavia la presenza di continui burn potrebbe rendere addirittura deflattivo il token in questione, esattamente come accade su Ethereum, il cui meccanismo è già stato approfondito in questo articolo.
La Distribuzione del Token
In fase di lancio, ogni protocollo necessita di liquidità. Questa viene fornita dagli investitori attraverso eventi come presales o ICO ai quali viene riconosciuta una determinata quantità di Token. Conoscere la distribuzione iniziale è fondamentale in fase di ricerca, una distribuzione poco equa rischia di accentrare nelle mani di un singolo investitore tutto il potere di governance innanzi tutto, ma il rischio principale è che questo venda i token a mercato qualora non sia intenzionato a mantenere il token a lungo termine. Se i volumi di scambio del token non sono sufficientemente elevati, come è frequente nei token di bassa classifica, il mercato non riuscirà a reggere la pressione di vendita effettuata dagli investitori iniziali andando incontro a dei bruschi cali.
Tendenzialmente, i token dati in cambio dei finanziamenti iniziali hanno un periodo di "lock", il che significa che non tutti i token possono essere istantaneamente venduti a mercato. Questo impedisce agli investitori iniziali di esercitare una continua pressione di vendita o vendere tutti i token in loro possesso causando un drastico calo del prezzo. Conoscere le dinamiche relative al lock è importante in quanto si combinano con la tokenomics. Un token potrebbe essere teoricamente deflattivo grazie a dei meccanismi di burn, ma la deflazione potrebbe essere annullata proprio dai continui unlock dei token degli investitori che si riverseranno sul mercato. Ricordiamo infatti che solo la quantità di token sbloccati viene considerato ai fini del calcolo del prezzo e quindi della market cap. Ricordiamo infatti i casi di Filecoin e ICP che raggiunsero posizioni altissime in classifica, proprio per la scarsa quantità di token in circolazione all'inizio del loro percorso, quando gli investitori hanno iniziato a sbloccare i loro token, entrambe le monete hanno visto un drastico calo del loro prezzo. Difatti è bene considerare sia la market cap, ma anche a quanto ammonterebbe la FDMC (Fully Diluited Market Cap), che ci indica quanta market cap necessita quella moneta per mantenere il suo prezzo nel caso in cui tutti i token fossero in circolazione. La FDMC di Filecoin superava l'attuale mcap di Ethereum! Questo era chiaramente un segnale di pericolo. Una red flag, in gergo.
DYOR sul Team
Dopo aver valutato la qualità del token, non possiamo non spendere qualche minuto per studiare il team. Per valutare la sua credibilità e competenza possiamo valutare una serie di caratteristiche:
- Esperienza;
- Presenza pubblica, un team pubblico è definito "doxed";
- Trasparenza;
- Capacità di instaurare partnership e collaborazioni;
Alcune metriche per la DYOR
Bene, ora che conosciamo bene il protocollo a livello teorico, gettiamo le mani in pasta e vediamo quali metriche possiamo utilizzare per comprendere in quale direzione sta andando il progetto. Ovviamente, le metriche variano in base al tipo di protocollo e non valgono per tutti i token.
Ad esempio, per valutare un L1 possiamo considerare il numero giornaliero di utenti attivi, il TVL depositato sulla chain o il numero di transazioni giornaliere. Combinando queste metriche possiamo ricavare dati molto interessanti, ad esempio: il rate MCAP / DAU (Daily Active Users) ci indica quanto ogni singolo investitore, in media, ha investito in quella determinata moneta. Il rateo TVL / DAU ci indica quanto ogni singolo utente abbia depositato sulla chain. Ancora, il rateo MCAP / TVL ci indica quanto è il valore degli asset depositati sulla catena rispetto al valore della catena stessa. Per valutare un L2 invece, seppur il caso d’uso sia simile, le metriche non hanno la stessa validità. Nella maggior parte dei L2 il token di riferimento non serve a pagare le transazioni e di conseguenza, il valore del token non rispecchia il valore della chain in sé. Il rateo MCAP / TVL non avrà la stessa validità che avrebbe se utilizzato sui dati di un L1.
Anche in questo caso, non esistono metriche buone o cattive, ma la valutazione deve essere combinata con tutte le altre varie caratteristiche che abbiamo individuato in fase di ricerca.
Analisi del Sentiment e della FOMO
Sappiamo quanto il mercato delle criptovalute sia irrazionale e spesso spinto dalle narrative, per cui in fase di analisi dobbiamo anche considerare quanto quella moneta sia in hype in quel momento. Per far ciò, non abbiamo metriche specifiche, ma possiamo farci un'idea del livello di FOMO attraverso un'analisi dei social network del protocollo o un sentiment analysis nel discord / telegram della community. Potremmo anche analizzare il volume degli scambi della moneta, ma questo deve chiaramente essere adattato alla market cap in quanto monete con un'alta capitalizzazione hanno chiaramente più volumi di scambio e questo non indica necessariamente che vi sia troppa euforia.
Uno strumento abbastanza utile per valutare l'euforia degli investitori è Google Trends, utile per monitorare le ricerche relative al progetto. Aumenti improvvisi nelle ricerche potrebbero indicare un aumento dell'interesse degli investitori e potenzialmente della FOMO. Attenzione, l’hype non è necessariamente un elemento negativo! La spinta dovuta alla FOMO può durare per molto tempo, tuttavia indica che sicuramente non siamo i primi a salire sul treno.
DYOR: Flessibilità, Valutazione e Gestione del Rischio
Ora che hai ufficialmente effettuato le tue ricerche, sei pronto a considerare se allocare parte del tuo portafoglio a quell'asset in particolare. Formula una tua strategia di investimento, e non cambiarla! Mantieni la tua strategia fin quando è valida, non farti influenzare dall’andamento del mercato ma sii anche flessibile. Se qualcosa dovesse cambiare nel tempo, analizza la situazione, e valuta se cambiare la tua strategia di investimento.
Determina quanto tu voglia esporti all'andamento della criptovaluta e cerca sempre di far combaciare la tua esposizione al market cap del progetto. Ricorda infatti che seppur il mercato sia rapido, dinamico e a volte irrazionale, nella maggior parte del tempo è sempre efficiente. Per cui se una moneta ha una bassa market cap, probabilmente non è valutata positivamente dal mercato. Al contrario, le monete ben viste dagli investitori sono quelle che occupano già una buona posizione in classifica. Per cui, trovare la gemma da x100 è altamente complicato e nella maggior parte dei casi è un colpo di fortuna, il nostro obiettivo sarà quindi quello di informarci e cercare di individuare quelle monete che possano perlomeno seguire il trend del mercato evitando di investire i nostri risparmi in progetti truffaldini e privi di valore.
Qui, su Spaziocrypto, potrai sempre contare sulle nostre ricerche sui protocolli di valore. Siamo lieti di condividerle gratuitamente con i nostri cari lettori attraverso le nostre dettagliate guide Web3!
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